Francesca
Ricordo bene, quello che provai, mentre aspettavo l’esito delle mie biopsie, avevo un senso di ansia immenso, mi sentivo morire ogni volta che squillava il telefono. Poi un giorno di fine luglio arriva il responso e insieme a mio padre andai all’appuntamento con i medici di chirurgia toracica, mi diagnosticarono un Linfoma di Hodgkin.
Era stato abbastanza complicato arrivare alla diagnosi. Il tumore, che si presentava come una grossa massa scura sui miei due polmoni, era un enorme ammasso di tessuto fibromatoso con (per fortuna) poco materiale tumorale. In quel momento mi sentii sollevata, finalmente erano arrivati a capire che cos’è che mi faceva stare così male. Sono passati 7 anni e mi rendo sempre più conto, di quanto i momenti negativi, il mio cervello tenda a dimenticarli, dall’altra parte, invece, le sensazioni positive e i momenti felici li ricordo molto bene.
Se mi soffermo adesso a fare i calcoli sono stati “solo” 4 mesi, all’epoca mi sembravano un’eternità
Da lì il cammino è stato lungo, o meglio, se mi soffermo adesso a fare i calcoli sono stati “solo” 4 mesi, all’epoca mi sembravano un’eternità, non vedevo l’ora di sapere come sarebbe andata a finire, mille dubbi e domande mi assalivano in quei momenti, ma mi ricordo di essermi affidata in pieno nelle mani dei medici, che mi hanno da subito accolto come una famiglia. Avevo ben chiaro dal primo giorno quale sarebbe stato il mio percorso e il dolore che provavo dentro era enorme, la paura di non guarire, di non sopravvivere, ma non potevo non stare bene, avevo 19 anni una vita davanti a me e quindi dovevo combattere con tutte le mie forze.
Ricordo che al risveglio dalla prima notte, dopo la prima seduta di chemioterapia, mi sentivo strana, stavo bene ma sentivo che avrei dovuto decidere lì in quel momento come comportarmi, se cercare di superare la cosa rimanendo sempre il più positiva possibile o se avessi dovuto lasciarmi trascinare dal dolore e dalla paura che sentivo dentro… è stato facile scegliere, volevo essere felice e l’unico modo per esserlo era di affrontare questo buio percorso il più positiva possibile. Con il passare degli anni, ho capito che la mia “reazione positiva” è stata soprattutto per non far soffrire le persone che mi stavano vicino, come la mia famiglia e gli amici, non volevo che soffrissero per me e per la situazione che stavo passando, volevo fargli vedere che stavo bene e che ero tranquilla, avevo bisogno di non sentirmi compatita. Così il 24 dicembre 2004 dopo un mese di radioterapia, tutto il mio percorso per sconfiggere la malattia era finito, nel modo migliore possibile.
Spero che questa testimonianza possa aiutare tutte quelle persone che, come me, hanno dovuto affrontare questa brutta esperienza.
Perché, è vero, i momenti difficili ci sono stati, le lacrime sono state molte, ma non credo che queste esperienze siano solo dolore, ti possono portare a soffermarti su cosa sia la vita, su cosa voglia dire vivere veramente e apprezzare poi quello che ogni giorno ti si presenta davanti.