Elen
Quarant’anni, un marito e una figlia nata nel 2006. Quella di Elen Molini è una vita come tante altre. Oggi. Perché quello che, dodici anni fa, ha dovuto affrontare (e il modo in cui lo ha fatto) non è molto comune.
Era il marzo del 1997 e da almeno sei mesi Elen, allora ventisettenne, non stava bene. Niente di apparentemente preoccupante: tachicardia, tosse, febbre e fitte che i medici cui si era rivolta avevano etichettato come allergie, mali di stagione o forme di lieve infezioni e curato anche con valium per tranquillizzarla. “Mi dicevano di stare tranquilla ma io, che non avevo mai avuto niente, non gli credevo, sentivo che c’era qualcosa che non andava”.
Tante parole dissoltesi il 10 marzo quando, dopo l’ennesimo malessere, fu ricoverata in ospedale dove fu sottoposta a esami approfonditi. L’esito fu di quelli che ti fanno crollare il mondo addosso: linfoma non Hodking. “Non ci pensavo assolutamente e non ci volevo credere. Ero fidanzata con Andrea da due anni, avevo un lavoro, gli amici”. Tutto finito? No, piuttosto un nuovo inizio. Inizialmente ricco di insidie, difficoltà e paura, realtà affrontate e superate anche grazie al sostegno delle persone più care. “Iniziai subito la terapia e finito il primo ciclo ci accorgemmo che la malattia era in fase di regressione. Non ho mai pensato al peggio, ho vissuto la mia malattia quasi ingenuamente e questa è stata una fortuna: ho sempre pensato che dovesse fare il suo corso dal quale alla fine ne sarei uscita. Una spensieratezza favorita anche dalla mia famiglia e dai miei amici: è fondamentale avere vicino delle persone in quei momenti, perché sono in grado di sostenerti e di distrarti”.
Certo i momenti di sconforto non sono mancati, ma di alzare bandiera bianca Elen non ci ha mai pensato.
“Alcune volte ho fatto fatica a vedere il mio futuro, altre ho pianto o mi sono disperata. Ma versare delle lacrime deve essere al massimo uno sfogo, niente più, perché di certo non ti aiuta a guarire. Ci si deve credere nella guarigione. E’ importante essere ottimisti, altrimenti è peggio: lo devi fare per te stesso e anche per chi ti sta vicino”.
Ad agosto di quell’anno Elen partì per le ferie, al rientro la radioterapia, l’ennesimo controllo e la conferma che il tumore era completamente sparito. E la sua vita è andata avanti come per una trentenne qualsiasi. Il matrimonio con Andrea, il lavoro, la famiglia, la sua famiglia, nella quale la piccola Matilde, nata nel 2006, ha un posto preponderante.