In memoria di Elis Bassi
A novembre 2014 Elis Bassi ci ha lasciati, dopo aver lottato a lungo contro il linfoma. Purtroppo una seconda neoplasia, sopraggiunta improvvisamente, ce l’ha portato via in poche settimane.
Fotografo e artista reggiano, aveva 63 anni. Appassionato di musica, arte e cultura, Elis ha raccontato la sua malattia nel libro “Mi farà male il grasso del prosciutto?”, diventato anche uno spettacolo teatrale, che rappresenta il suo diario di viaggio con il linfoma e i cui proventi sono stati devoluti a GRADE Onlus.
Come scrisse Francesco Merli, Direttore del Reparto di Ematologia, “è un libro che nasconde, dietro l’ironia del titolo, una scelta profondamente coraggiosa: fare una sorta di “instant book” sull’esperienza autobiografica del tumore, dalla diagnosi fino al termine della chemioterapia, ma non oltre”. In questo percorso Elis ha fatto prima di tutto i conti con se stesso: il senso della vita e la concezione del tempo, il pensiero “concreto” della morte, l’idea della fede. Tutto è emerso in modo prepotente e inatteso dal giorno in cui gli è stata comunicata la diagnosi.
Oggi vogliamo ricordarlo anche attraverso la bellissima lettera che Giulia, la figlia di Elis Bassi, ha inviato al Dott. Merli e che riproponiamo per intero di seguito.
Ciao Francesco,
scrivo a te e per scrivere a tutte le persone che, insieme a te hanno accompagnato questi ultimi 5 anni e mezzo di vita della mia famiglia, di mio papà.
Lui vi ha ringraziato tante volte, ci ha sempre tenuto tanto a dire alle persone quello che pensava e sentiva, forse la paura di una fine, forse una urgenza che nella normalità non sentiamo e che spesso ci invita a non dire a non fare per poi rimpiangere di non aver detto, non aver fatto.
Quindi non voglio fare questo errore e voglio scriverti e scrivervi questo ringraziamento e questi auguri.
A poco più di un mese da quel giorno le energie per reagire con forza sono meno e si comincia a sentire un vuoto grosso; grosso quanto lo spazio che la sua vita occupava nelle nostre e, come sai, non era poco.
Voglio però raccogliere le cose buone di tutto ciò e recuperare dalle tante riflessioni di questi giorni quello che può servirci come bagaglio per accompagnare il nostro futuro.
In questo senso il messaggio più forte che esce da questa storia dal mio punto di vista è quello legato alla scelta che il papà ha fatto di VIVERE questi anni rubati al linfoma, non di attendere, di lasciarsi attraversare da una esperienza ma di viverla. Ecco perché i ricordi non sono tristi, neanche dei ricoveri, neanche della terapia. Perché il desiderio di fare in modo che anche quella fosse vita e che – nei limiti del possibile – fosse piacevole, bella o addirittura divertente ha permesso anche a noi di non vivere una apnea in attesa del peggio ma un percorso. Un percorso duro a tratti ma con innumerevoli momenti di bellezza e di gioia che ce lo hanno reso più dolce. Voi in questo siete stati importantissimi. Non sarebbe riuscito, non saremmo riusciti, a viverlo in questo modo se non avessimo trovato questo tipo di approccio, di accoglienza e di calore.
Questo vi auguro per il nuovo anno e per gli anni che verranno: essere sempre capaci – come avete fatto con noi – di aiutare i vostri pazienti a scegliere di VIVERE questo tempo che gli regalate, perché diversamente si “sopravvive”… e a nessuno augurerei questo… la differenza è infinita.
Siete proprio delle belle persone da incontrare anche se avrei preferito incontrarvi al bar ;)!!!
Sembra strano dirlo ma ci mancherete, sono certa però che le cose belle davvero non si perdono mai del tutto.Un abbraccio
Giulia