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FIL Onlus: intervista a Francesco Merli

Francesco Merli, Direttore dell’Unità Operativa di Ematologia dell’Ausl IRCCS Cancer Center di Reggio Emilia, è il nuovo Presidente della Fondazione Italiana Linfomi (FIL), la onlus che da 10 anni è un esempio di eccellenza italiana nella ricerca sui linfomi.

Sul sito filinf.it Merli ha rilasciato un’intervista per fare il punto sugli impegni presi per il suo mandato: puntare sulle nuove generazioni di ricercatori e consolidare il ruolo internazionale della Fondazione.

Vi invitiamo a leggere l’intervista completa qui:

Intervista al Presidente FIL Francesco Merli

Purtroppo non possiamo non iniziare questa intervista dall’emergenza Covid19, che sta gravemente condizionando la vita del Paese e mettendo a dura prova il Sistema Sanitario Nazionale. Quale è stata la ricaduta sull’attività della Fondazione Italiana Linfomi?
È innegabile che questa emergenza abbia avuto una ricaduta sull’attività della Fondazione, sarebbe stato impossibile il contrario, non fosse altro che per il fatto che i ricercatori della FIL sono in gran parte clinici che lavorano in reparti onco-ematologici che hanno dovuto modificare la loro organizzazione di lavoro a seguito dell’emergenza: parlo, ad esempio, di onco-ematologi che sono temporaneamente a prestare servizio in reparti dedicati ai pazienti Covid19 positivi o della necessità di differire le visite di follow up. Abbiamo scelto di mantenere acceso il motore della FIL, seppure a ritmi ridotti, perché questo significa anche consentire a pazienti arruolati in studi clinici di poter continuare ad accedere a farmaci sperimentali o di proseguire terapie previste dai protocolli. Prima ancora che la ricerca, l’attenzione al paziente richiedeva questa continuità. Dal punto di vista operativo, i nostri trial office di Alessandria e Modena, che costituiscono il centro di coordinamento delle attività dei Centri sparsi sul territorio nazionale, riescono, mediante lo smart working a mantenenere una produttività molto elevata. Certo non possiamo nasconderci che l’accrual dei pazienti nei protocolli potrà avere un rallentamento, così come l’attività di alcuni centri che operano in zone particolarmente provate dall’infezione. Proseguire nel nostro lavoro di ricerca sui linfomi significa lavorare per il domani, a emergenza cessata, perché purtroppo l’incidenza dei linfomi non si ferma per la pandemia. Infine, non nascondo che questo ci aiuta anche a “staccare”, per qualche momento, dal pensiero costante, quotidiano, dell’emergenza Coronavirus e a guardare oltre questa emergenza. Ne abbiamo tutti un gran bisogno.

Quest’anno ricorrono i 10 anni di attività della FIL. Cosa significa per lei essere Presidente proprio durante questa importante ricorrenza?
Essere stato eletto proprio quest’anno Presidente della Fondazione Italiana Linfomi ONLUS (FIL) è per me un onore particolare perché significa trovarmi a capo di un gruppo di lavoro che negli anni è diventato una realtà consolidata, rappresentando in Italia un punto di rifermento importante in questo campo specifico.

Oggi ho infatti il vantaggio, ma al tempo stesso anche la responsabilità, di usufruire del lavoro svolto dai miei predecessori che hanno brillantemente superato le difficoltà iniziali unendo quelli che erano gruppi separati e talora concorrenziali in un’unica forza di ricerca.

A 10 anni dall’inizio della sua attività la FIL oggi rappresenta un esempio italiano di messa in rete di risorse che da nord a sud si impegnano nella condivisione degli obiettivi. Un traguardo da celebrare per me con un senso di grande gratitudine e un punto di partenza per raggiungere mete future.

Sono stati 10 anni intensi per la ricerca scientifica condotta da FIL. Qual è il bilancio?
Il bilancio non può che essere positivo, e non sono io a dirlo ma, come emerge da comparazioni che abbiamo fatto confrontando la nostra attività di ricerca con quella dei nostri omologhi europei, la FIL per numero di pubblicazioni scientifiche si trova in una posizione subalterna e con un distacco non rilevante soltanto rispetto a Germania e Francia, dove i gruppi cooperatori nazionali per la ricerca sui linfomi hanno alle spalle una storia più lunga e soprattutto hanno a disposizione una casistica numericamente più rilevante per il maggior numero di abitanti di queste nazioni. Se invece consideriamo la rilevanza scientifica, attestata dall’impact factor medio, siamo già allineati ai gruppi tedesco e francese

Un altro dato interessante è il coinvolgimento di ben 492 autori diversi e di 92 differenti centri affiliati alla FIL sulle pubblicazioni prodotte dalla Fondazione. Questo attesta una penetrazione capillare della FIL sul territorio ed una capacità di coinvolgimento non comune, che ritengo abbia riflessi positivi anche sul livello assistenziale dei centri partecipanti agli studi .

Il nostro obiettivo deve essere quello di rimanere in linea con i livelli dei nostri “competitor” francesi e tedeschi, ma anche di intensificare le collaborazioni europee ed extraeuropee, considerato che siamo valutati partner competenti e affidabili dai gruppi cooperatori stranieri.

Parlando di risultati concreti, quali vanno ricordati?
Ci sono alcuni capitoli della ricerca clinica sui linfomi nei quali la FIL, e l’Italia di conseguenza, ha rappresentato un punto di riferimento a livello mondiale. Cito, ad esempio, gli studi riguardanti l’impiego della PET nel guidare la terapia del linfoma di Hodgkin, i risultati relativi al ruolo del trapianto autologo nella terapia di prima linea del Linfoma Diffuso a Grandi Cellule, istotipo che rappresenta circa un terzo di tutti i linfomi di nuova diagnosi.

Inoltre non posso non ricordare lo studio per definire lo schema immuno-chemioterapico di riferimento per il linfoma follicolare, che rappresenta il secondo tipo di linfoma per frequenza e gli studi clinici sulla terapia dei linfomi del sistema nervoso centrale, che sono una delle sfide più complesse nel campo dei linfomi. E potrei citarne molti altri.

Mi piace sottolineare come i principali successi scientifici della FIL siano stati il frutto di studi accademici no-profit ed è proprio per questo motivo che le donazioni assumono per noi un ruolo sempre più importante e colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che scelgono di sostenerci.

In generale, a che punto è la ricerca scientifica sui linfomi?
Possiamo dire che nella terapia dei tumori l’area del linfoma, negli ultimi 20 anni, è tra quelle che hanno beneficiato maggiormente del progresso scientifico. Un dato significativo, in proposito, è rappresentato dal fatto che chi ha maggiormente inciso sull’incremento delle percentuali di guarigione sono stati i risultati ottenuti sui pazienti anziani, quelli per cui non tanti anni fa si ipotizzava solo una terapia di “contenimento” senza finalità eradicanti.

Oggi, la grande novità è rappresentata da terapie come le CAR-T, che appaiono in grado di guarire una quota di pazienti affetti da forme di Linfoma Diffuso a Grandi Cellule refrattarie alle terapie tradizionali.

Sarà Presidente FIL per il biennio 2020-2021, quali obiettivi si pone per il suo mandato?
La FIL è un esempio di eccellenza per i risultati scientifici e per la capacità di fare rete fra clinici e ricercatori che si occupano di linfoma, ma purtroppo è ancora poco conosciuta dai non addetti ai lavori: quindi tra gli obiettivi del nuovo Consiglio Direttivo ci sarà quello di portare all’esterno gli esiti delle nostre ricerche facendo conoscere il lavoro che c’è dietro, che spesso è fatto di persone competenti e dedicate, non di rado precarie. Lo sforzo di reperire le risorse necessarie per garantire continuità e stabilità per le attività in corso è prima di tutto un obbligo morale nei loro confronti ed è necessario per sviluppare quel senso di appartenenza senza il quale una Fondazione come la nostra non ha futuro.

Per alcuni grandi progetti considero che le collaborazioni con gruppi cooperatori di altre nazioni saranno una passaggio ineluttabile da incrementare ulteriormente.

Infine, le iniziative a supporto dei giovani costituiranno una priorità del mio mandato, in continuità con chi mi ha preceduto. La FIL è una realtà abbastanza virtuosa in questo senso con esperienze come il Bando Giovani Ricercatori, il premio Brusamolino ed il convegno della FIL Young, tutte iniziative dedicate agli under 40.

E se vogliamo garantire la continuità del progetto, investire nelle nuove generazioni di ricercatori, in questo momento e soprattutto nel nostro campo, è il gesto più prezioso che si possa fare in un’ottica di lungo respiro per la Fondazione Italiana Linfomi e più in generale per la ricerca.