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Grande successo per lo spettacolo su Adriano Olivetti pro GRADE

Grazie allo spettacolo teatrale sulla vita di Adriano Olivetti, “In me non c’è che futuro”, una nuova donazione è stata consegnata al GRADE per sostenere il progetto GRADE-No-Limits. Lo spettacolo è andato in scena pochi giorni fa all’Auditorium Sergio Tagliavini – Centro Kaleidos di Poviglio: si tratta di una pièce teatrale con Mauro Bertozzi come voce narrante, le musiche originali di Tiziano Bellelli, Riccardo Sgavetti ed Emanuele Reverberi e la multimedialità di Gualtiero Venturelli e Giuditta Mora, che ha riempito la sala povigliese e ottenuto un grande successo. Il ricavato della serata è stato consegnato al GRADE da Gianni Furlani, che per spiegare il senso dell’iniziativa parte proprio da una frase di Olivetti:

Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello di cui non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande.

“Cosa accomuna – afferma Furlani – questa di frase di Adriano Olivetti con il GRADE? La capacità di tramutare i sogni in progetti tangibili: come Olivetti li tramutò in una bellissima esperienza industriale, riconosciuta patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, il GRADE li ha tramutati in strutture, macchinari, tecnologie. Ora il GRADE va alla ricerca dei talenti, degli intelletti, cosi come faceva Adriano Olivetti portandoli nella sua azienda, attraverso il progetto GRADE-No-Limits che sostiene sei dottorati di ricerca per giovani medici. Per contribuire al progetto, nel suo piccolo la Compagnia teatrale TeatroChe, in collaborazione con Associazione Culturale Cinqueminuti, ha voluto partecipare, destinando l’incasso della prima del nuovo spettacolo “In me non c’è che futuro. Adriano Olivetti” , andato in scena l’11 maggio al Kaleidos di Poviglio. Il racconto di chi non può fare a meno di andare verso gli altri, verso i propri sogni, le proprie idee, con determinazione e caparbietà, il destino di chi sente dentro di sé l’inderogabile bisogno di andare verso il futuro”.