Ambra

Ambra

Quando ti dicono che hai un tumore è come se il tempo si fermasse. Nella testa i ricordi iniziano a scorre veloci e si intrecciano con i progetti futuri, un futuro che va in frantumi come uno specchio. Tutto quello che avevi minuziosamente pianificato fino a qualche minuto prima svanisce. Qualcosa dentro di te si è rotto e niente sarà più come prima.

Mi chiamo Ambra, ho 29 anni e sono dottoranda al dipartimento d’Ingegneria di Reggio Emilia. Il 27 maggio 2010 mi fu diagnosticato un linfoma Non Hodgkin a grandi cellule, avevo da poco compiuto vent’anni.

Fino ad allora non avevo mai sentito parlare dei linfomi, l’unico tumore del sangue che conoscevo era la leucemia perché se ne ammalò una mia professoressa delle medie. Quando il Dr. Merli pronunciò la parola linfoma rimasi un po’ confusa e gli dovetti chiedere conferma che fosse un tumore.

Devo ammettere, però che non fu inaspettato. Da due mesi, infatti, avevo sintomi vari che divennero via via più intensi fino a rendermi complicate alcune azioni quotidiane. Avevo il fiato corto, ero sempre stanca e con una terribile sonnolenza; un paio di volte mi addormentai sui libri mentre studiavo.

Provai paura, pensai di non meritarmelo, ero giovane e pensai che non sarei mai stata all’altezza per affrontare questa cosa. Il dottor Merli prese in mano la situazione: mi spiegò alcune cose sui linfomi, la terapia e il mio quadro clinico. Non c’era tempo per perdersi d’animo, era il momento di tirare fuori gli artigli.

La risolutezza del Dr. Merli, mi aiutò a trovare la forza per rialzarmi. Capii che non ero da sola, c’erano lui, la mia famiglia, gli amici e il personale dell’ematologia.

Nei giorni seguenti cercai di godermi la vita nei limiti che mi permetteva la chemioterapia. La chemio fu molto pesante, non tanto da un punto di vista psicologico, ma da quello fisico. Avevo molta nausea dopo le terapie e mi stancava. Ciò nonostante, ogni volta prima di un ciclo mi strafogavo di piatti buonissimi e super calorici; tanto non avrei messo su un etto. Un’altra cosa che aiuto il mio spirito fu la lettura, lessi 33 libri in tre mesi. Non potendo uscire fisicamente, viaggiai coi libri. Alloggiai all’Overlook Hotel di Shining, seguii le vicende della famiglia Buendía a Macondo, camminai il Miglio Verde con John Coffey.

Vinsi la prima battaglia col tumore a fine luglio: non c’era più traccia della malattia. Fu un evento quasi inaspettato direi perché il tumore era già a uno stadio molto avanzato. La guerra la vinsi definitivamente a settembre con la remissione completa. Il 9 Settembre 2010 feci l’ultima chemio e a Novembre tornai all’università.

Il tumore è stata un’esperienza difficilissima, direi terrificante, però mi ha lasciato insegnamenti positivi. Il primo grande insegnamento è stato imparare a credere più in me stessa e a volermi bene. Il secondo è il significato di amicizia perché i veri amici non scappano davanti alle difficoltà, ma lottano al tuo fianco. Il terzo è avere pazienza: pazienza come paziente o come quando rimani sdraiato 3 ore sul lettino a fare la chemio. La quarta è che nessuno è immune dal tumore, tutti siamo uguali ai suoi occhi.

Infine l’importanza dell’amore. L’amore della famiglia che si unisce attorno al suo caro e l’amore della seconda famiglia quella ho trovato in ematologia. Ogni volta che andavo a fare le terapie ci andavo serena, contenta di rivedere gli infermieri, la Dr.ssa Alvarez e il Dr. Merli; persone ordinarie che hanno deciso di dedicare tempo ed energie per una causa straordinaria.

Ambra Torreggiani